Pare banale saperlo, ma ci sono volte in cui diventa di fondamentale importanza per sistemare uno script usare gli strumenti giusti.
Ad esempio quando lo script ha dimensioni medio-grandi e gli errori non balzano subito all'occhio.
A me capita di scrivere i miei scripts bash ( si, uso bash, nessuno è perfetto, ed è una delle cose che mi porto dietro da Linux e che non ho mai corretto con un po di sana Korn o C shell, vabbè) di getto, dopo aver gettato una base un minimo strutturata, fondamentale perchè lo script abbia senso e magari sia customizzabile/espandibile in futuro, tiro giù il codice di botto senza preoccuparmi di testare riga per riga e facendo un sacco di errori di sintassi. Questo mi permette di concentrarmi sulla forma e struttura, e di renderlo "usabile successivamente, a lavoro finito. Stare attento a sintassi e piccolezze mi distrae e mi fa perdere l'attenzione allo scrivere qualcosa di davvero funzionale.
Poi viene la correzione assieme al test. E gli errori sintattici non si contano, in genere dimentico i ; o le $ davanti alle variabili, do nomi assurdi alle stesse variabili o cicco per l'ennesima volta la struttura dei cicli, in ultimo dimentico i fi alla fine degli if/else, per non parlare di parentesi o apici.
Una cosa molto utile in questi casi è l'uso delle opzioni di bash -xv direttamente al prompt con un:
# bash -xv script.sh
oppure all'interno dello script passandolo alla dichiarazione della shell in prima riga:
#!/usr/bin/bash -xv
Il risultato è a dir poco eclatante.
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